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    Infine, occorre fare un riferimento alla concezione politica confuciana, riflesso del suo pensiero filosofico. Egli contrappone il governo coercitivo, basato sull'uso della forza, ad un tipo di potere in grado di trasformare la realtà che governa, una potenza trasformatrice (化 huà), che fa sì che il popolo sia legato al sovrano da un sentimento di fiducia e non di oppressione. Inoltre è di massima importanza l'educazione, argomento molto caro a Confucio. In un governo basato sul 仁 rén infatti, il sovrano si preoccupa di educare i propri sudditi, tramite il buon esempio e l'imitazione di modelli: "Trattate il popolo con rispetto e sarete venerato; siate un buon figlio per i vostri genitori e un buon sovrano per i vostri sudditi, e sarete servito con lealtà; rendete onore agli uomini di merito ed educate i meno capaci, e tutti si sentiranno incitati al bene" (II, 20)  
        La figura di Confucio è senza dubbio la più conosciuta in Occidente in termini di pensiero di storia e filosofia della Cina. Effettivamente egli ha rappresentato un vero e proprio fenomeno culturale in un' epoca in cui la disgregazione dell'ordine arcaico nel periodo  delle "Primavere ed Autunni" (770-454 a.C.)  e il graduale affermarsi di un nuovo ordine nel periodo degli "Stati Combattenti" (453-222 a.C.)  diedero vita ad una profonda crisi ideologica.
         Confucio è la latinizzazione del nome 孔夫子 (Kǒngfūzǐ, cioè maestro Kong), operata dai gesuiti missionari in Cina dal XVI secolo. La sua nascita si fa risalire al 551 a.C. in una famiglia probabilmente di discendenza aristocratica ma il cui status sociale era recentemente decaduto, tanto da essere costretto a mansioni umili negli anni della sua giovinezza. Presto però, Confucio divenne attivo nella vita politica del piccolo principato di Lu (suo luogo natale, nell'attuale provincia dello Shandong), ma a causa di forti dissapori con il sovrano, lasciò il suo paese per iniziare una peregrinazione di dodici anni attraverso vari principati per offrire i suoi consigli ad altri sovrani, pare senza grande successo.
 
         In vecchiaia fece ritorno a Lu, dove passò il resto della sua vita ad insegnare ai suoi discepoli. La testimonianza del suo pensiero è stata pervenuta tramite gli appunti degli allievi, raccolti in un testo intitolato "I Dialoghi",  in cui sono raccolte, nella forma di discorso diretto, le parole di Confucio.
      Uno dei termini più frequenti all'interno dei Dialoghi, è  君子 (jūnzǐ), che originariamente  designava i membri dell'alta nobiltà. In Confucio però, assume un significato del tutto nuovo, indicando invece una nobiltà di valori morali, piuttosto che di nascita. Il Maestro contrappone questa figura a quello dello 小人 (xiǎorén), ovvero l'uomo "piccolo", l'uomo dappoco. Il 君子 (jūnzǐ), attraverso lo studio e l'apprendimento riesce a sviluppare pienamente le potenzialità che la nascita umana gli ha conferito. Oltre che attraverso lo studio, il 君子(jūnzǐ) è tale anche grazie al costante esercizio della triade di attitudini composta dal 仁 (rén, "senso dell'umaintà reciproca")  禮 (lǐ "comportamento rituale")  e da 義 (yì, "senso del giusto" ).  
      Il  carattere 仁 (rén) è composto dal radicale  "uomo" 人 e dal segno "due" 二, ad indicare che l'umanità del singolo uomo ha il suo fondamento nel rapporto con la molteplicità degli altri uomini, ovvero che l'uomo non diventa umano se non nella sua relazione con gli altri. All'interno dei Dialoghi si legge "Fra i Quattro Mari, tutti gli uomini sono fratelli" (XII, 5), cioè che se il 仁 (rén) inizialmente è il rapporto esistente tra i membri di una stessa famiglia, esso può e deve propagarsi con l'allargarsi della comunità, alla dimensione di tutto un paese fino ad arrivare all'umanità intera. Il "comportamento rituale" 禮 (lǐ) è altrettanto importante all'interno del pensiero confuciano. Il carattere è composto dal radicale che indica le cose sacre 示, insieme alla rappresentazione di una minestra di cereali 曲, in una coppa 豆, indicando un vaso sacrificale e poi per estensione il rituale del sacrificio. Ma quello che interessa al Maestro non è l'atto del sacrificio come aspetto religioso, quanto piuttosto l'atteggiamento rituale che ne deriva, rovesciando quindi il significato di mera etichetta cerimoniale e di gesti convenzionali. Il comportamento rituale è anzitutto e soprattutto interiore, ma si traduce poi esteriormente in un comportamento caratterizzato dal rispetto e dal riguardo che garantisce l'armonia delle relazioni umane. Al "senso dell'umanità reciproca" e al "comportamento rituale" deve infine accompagnarsi il "senso del giusto" (義 yì), che consiste nell'interpretazione della realtà in cui il singolo è inserito e nella percezione di ciò che è appropriato nelle diverse circostanze.   
      Continuando l'analisi del pensiero confuciano, concentrandosi in particolar modo sul concetto di  仁 (rén) vediamo che esso trova applicazione in primo luogo nella relazione tra padre e figlio, o meglio nell'atteggiamento del figlio nei confronti del padre, la cosiddetta "pietà filiale" (孝 xiào) che Confucio estende facendole seguire le altre quattro relazioni in cui l'individuo è chiamato a confrontarsi con l'altro: i rapporti tra fratello maggiore e fratello minore, marito e moglie, amico e amico, sovrano e ministro. Queste cinque relazioni sono garantite dal rapporto di fiducia (信 xìn), il cui carattere è rappresentato dal radicale di uomo 人 seguito da parola 言, ad indicare la corrispondenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. Questo rimanda ad un altro importantissimo passaggio dell'insegnamento del Maestro, la cosiddetta "rettificazione dei nomi": "Che il sovrano agisca da sovrano, il ministro da ministro, il padre da padre e il figlio da figlio" (Dialoghi, XII, 1 1). Con questo Confucio vuole affermare la necessità che ad ogni realtà corrisponda un nome ad essa adeguato ed  in particolar modo, che ad ogni funzione portatrice di un nome corrisponda l'effettivo comportamento  al quale tale nome obbliga chi ne è rivestito, trasmettendo così un senso di coerenza.  

"Il comportamento rituale è anzitutto e soprattutto interiore, ma si traduce poi esteriormente in un comportamento caratterizzato dal rispetto e dal riguardo che garantisce l'armonia delle relazioni umane"

"Che il sovrano agisca da sovrano, il ministro da ministro, il padre da padre e il figlio da figlio"

(Dialoghi, XII, 1 1).

"Trattate il popolo con rispetto e sarete venerato; siate un buon figlio per i vostri genitori e un buon sovrano per i vostri sudditi, e sarete servito con lealtà; rendete onore agli uomini di merito ed educate i meno capaci, e tutti si sentiranno incitati al bene"

QUESTA PAGINA è STATA REALIZZATA CON LA COLLABORAZIONE DI : FRANCESCA CELI

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BIO:

 

Ho 21 anni e da tre studio all'Università Ca' Foscari di Venezia. Ho vissuto cinque mesi a Pechino, dove ho potuto approfondire la lingua e gli usi locali. La storia e la filosofia sono gli aspetti della cultura cinese che preferisco e penso che la lingua sia il veicolo necessario per la loro piena comprensione, per questo mi è parso interessante sottolineare il significato dei caratteri per aiutare a capirne il senso al di là della mera traduzione italiana. 

Confucio è stato il primo ideatore e promotore di un pensiero originale, nel panorama cinese del VI secolo a.C.: il suo insegnamento può essere sintetizzato come "il tentativo di elaborare una concezione etica dell'uomo nella sua integralità e universalità", ovvero tentò di fornire una serie di indicazioni su quale sia il modo migliore in cui l'uomo può condurre la sua esistenza

Scritto da:

Francesca

La filosofia di Confucio

Vedi anche:

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